La stampa estera a portata di clic: Wine Spectator, vol. 414 min read

Fuochi d’artificio sullo sfondo di un cielo notturno per “The Top 100”, il grande titolo di copertina di questo numero a cavallo tra il 2016 e il 2017.

I titoli di accompagnamento sono: Il vino dell’anno, tutti i vini valutati 95/100 o più; i 100 Top values, Appunti dalla Wine Experience.

Dopo l’editoriale di Shanken e Matthews (“Looking Back, Looking Forward”), che continua col tema della celebrazione del quarantennale di WS, si comincia, come sempre, con il Feedback dei lettori e le rubriche di Grapevine.

 

I temi: nuove acquisizioni per Constellation; Philippe Bascaules, di  nuovo Direttore a Château Margaux; la vendita della Maison Champy, in Borgogna; nuove regole per il vino del Michigan; Siver Oak al vertice delle certificazioni “verdi” in USA; cinghiali, orsi e babbuini (!) e danni alle vigne.

E poi, ancora: Andy Myers e il ThinkFood Group; la libreria del Wine Lover  (c’è anche un libro , di Bill Nesto e Frances Di Savino, dedicato al Chianti classico); la rubrica dedicata ai viaggi; il Perfect match tra il Pot roast (brasato) e il Gigondas; per Wine & Design, una casa finlandese nella Central Coast californiana; le cantine private di New York City. Wine Focus si occupa del ritorno alla sua casa francese (Cahors) del Malbec, con i migliori  secondo Gillian Sciarretta.

Poi: l’ABC delle aste vinicole, le proposte per la “buona” spesa (Savvy Shopper) , le pagine degli editorialisti: le riflessioni di fine anno di James Laube  e i vini dell’anno di Matt Kramer (grandi Beaujolais). Ed eccoci finalmente ai Top 100 del 2016 per WS. Al vertice un Cabernet Sauvignon della Napa Valley, di Lewis, 2013.

 

Sarà per l’America First di Trump, sono americani i primi tre vini della classifica (il secondo e il terzo vengono dall’Oregon), e sei  dei primi dieci. “Resistono” la Francia (4° e 9° posto, rispettivamente Climens 2013 e un Pessac-Léognan blanc, Chateau Smith-Haut-Lafitte 2013) e l’Italia (5° e 8° posto: Asili riserva della Cantina Produttori del Barbaresco 2011 e Tignanello Antinori 2013).

La Spagna deve accontentarsi di due posti tra i primi venti. Praticamente scomparse Australia (primo vino al 30° posto)e il Cile (capofila in 33a posizione).

Per Nuova Zelanda, Portogallo e Germania bisogna scendere oltre la 40a posizione e ancora più giù. Solo il Sud Africa piazza un suo Chardonnay all’11°posto. La classifica di WS, vale ricordarlo, non rispecchia i valori assoluti, ma anche altri criteri: la distribuzione, il prezzo e un fattore più soggettivo (l’emozione). E di fatti il Cabernet di Lewis, con i suoi 95 punti, non ha la valutazione assoluta più elevata: ad es. il Barsac di Climens (4°) e addirittura il Vouvray Clos du Bourg moelleux di Huet (66°), hanno un punteggio più alto (97/100). C’è poi la classifica del 100 Top Values, ossia dei vini che hanno il miglior rapporto qualità-prezzo.

Al vertice è un Pinot Noir neozelandese di Marlborough (di Jules Taylor, 2015), ma in classifica ci sono anche un vino toscano, il Borgoforte 2014 di Villa Pillo (3°), un Primitivo di Manduria (Antica Masseria del Sigillo 2014)  e altri due vini (un bianco veneto e un Grechetto umbro, rispettivamente di Anselmi e Caprai).

Le classifiche non sono però finite, perché si prosegue con le migliori bottiglie da 20 dollari o meno per categoria (bianchi leggeri e bianchi ricchi, rossi eleganti, rossi potenti, rosé, spumanti).

 

Si prosegue con l’America First: un lungo servizio dedicato ai vini di Washington, dal titolo “Il Quoziente della Qualità”, con i migliori per Harvey Steinman; poi le ultime cattive stagioni del vino argentino prima della celebrazione della Wine Experience newyorkese di ottobre, con la consueta passerella di produttori.

Le tre pagine che precedono la consueta Buying Guide sono dedicate ai numerosi grandi personaggi del mondo del vino deceduti nel corso del 2016 (tra questi il nostro Giacomo Tachis).

 

America First anche nella Buying Guide di questo numero: un Barolo di Schiavenza e un Rioja de La Rioja Alta sono gli unici intrusi nell’elenco delle categorie più prestigiosi, costituito interamente da vini americani. Un po’ di spazio in più tra gli Smart Buys. Si finisce con la pagina di DR. Vinny (“Merry Poppins”, il titolo scherzoso): stavolta si parla di bolle.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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