Chianti Classico 2015: quando l’annata reclama la scena2 min read

Dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno: questa è praticamente la distanza tra le ultime due annate di Chianti Classico. Uscendo di metafora ed entrando nella vigna, da una parte pioggia, freddo, problemi di maturazione, dall’altra caldo (forse troppo) uve  mature, in alcuni casi forse troppo.

Logico quindi trovare i Chianti classico 2015 molto diversi da fratelli targati 2014.

 

Ne abbiamo degustati una quarantina (tutti regolarmente imbottigliati) nella prima giornata di Chianti Classico Collection alla Stazione Leopolda.

La solita location perfetta per luce, spazi, temperatura, servizio. Difficile chiedere di più anche se l’inversione del giorno destinato ai buyer e agli appassionati non ci ha permesso di degustare in un silenzio claustrale, poco male.

 

Ma veniamo ai Chianti Classico 2015, mentre della Riserva 2014, della Gran Selezione 2014 e 2013 parleremo in un altro articolo.

 

Vi ricordate cosa si diceva a settembre-ottobre 2015? A bassa voce, dopo mesi di secco, di (gran) caldo e soprattutto dopo due annate fresche e fredde-piovose, si parlava di grande annata.

Se ne è parlato per un po’ poi qualcuno ha cominciato a mostrare qualche preoccupazione per le fermentazioni che non erano partite o che stentavano, per una maturità forse eccessiva delle uve portate in cantina…insomma la grande annata si è velocemente ridimensionata in una buona ma calda, con tutti i problemi delle annate calde.

 

La riprova l’abbiamo avuta con il nostro assaggio: i 2015 hanno mostrato nasi immediati e piacevoli, con belle note fruttate, molto intense.  Fino a qui tutto bene quindi, ma i  problemi li abbiamo trovati al palato, dove ci sono stati un buon numero di vini che univano freschezza a equilibrio, ma molti di più che mostravano una  cedevolezza di base dovuta ad acidità da…annata calda.

 

L’annata calda ha colpito in maniera semplice, chiara e selettiva, privilegiando i vini nati da vigneti posti ad una certa altezza e “affossando” quelli nati in zone più basse.

Effettuando l’assaggio in maniera palese (per questo non vi parleremo delle singole cantine) e conoscendo un po’ il territorio chiantigiano, ci trovavamo regolarmente a lodare vini da vigneti alti (diciamo sopra ai 300- 350 metri) che mostravano croccante freschezza, tannini vivi ma non amari, bella lunghezza e spesso finezza generale, mentre quelli provenienti da più in basso avevano si un bel naso ma spesso mostravano una rotondità anche piacevole ma fondamentalmente un po’ troppo semplice e senza adeguata persistenza.

 

Quindi il 2015 è un annata dove il vigneto ha detto la sua in maniera forte e chiara, presentando vini comunque buoni ma prediligendo quelli nati nelle “alture chiantigiane”.

 

Potete gustare sin da ora i 2015, certi di trovare vini già abbastanza pronti e, in diversi casi, almeno dal punto di vista della piacevolezza, con una marcia in più rispetto alle ultime 3-4 annate.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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