Chianti Lovers, un passo avanti…4 min read

Ricominciamo da dove ci eravamo interrotti lo scorso anno: la prima esperienza di Winesurf all’anteprima del Consorzio Vino Chianti, chiamata Chianti Lovers, fu problematica e piena di punti oscuri, che resero praticamente impossibile una corretta chiave di lettura dei vini in degustazione. L’amore nel 2016 non scoppiò.

 

Non sappiamo quanto quell’articolo abbia pesato sulle scelte di questa edizione del Consorzio, ma tant’è che la situazione è apparsa fin da subito decisamente migliorata.

 

La nuova location in cui si è tenuto l’evento, la Fortezza da Basso, è decisamente più adeguata ad un evento di tale portata: padiglioni ampi e ben attrezzati e soprattutto la sala di degustazione per la stampa si è dimostrata decisamente più adatta alle nostre esigenze. Servizio veloce, molta luce, ampia disponibilità di posti ed tanto spazio per lavorare. Un passo avanti notevole che ci ha permesso di degustare molto meglio.

 

Le note positive, pur  notevoli si fermano qua, perché una delle cose per noi più importanti era la possibilità di conoscere se il vino in assaggio fosse ancora in vasca oppure imbottigliato: un laconico bicchierino segnalava sulla nostra lista solo i vini “in commercio”…

 

Una cantina è libera di decidere quando vuole di uscire sul mercato, ma a chi assaggia interessa avere di fronte un “lavoro finito”, un vino che ormai ha assunto la sua finale definizione e non verrà mai più modificato, sia da un filtraggio di imbottigliamento sia dalla permanenza ancora in vasca, sia da altri interventi ancora possibili! Per noi questa è una differenza fondamentale per poter raccontare di un vino e di cosa il consumatore finale troverà sullo scaffale o nella carta del ristorante. Continua inoltre il malcostume di non scrivere il nome del vino sulla lista, ma solo quello della cantina.

E comunque grazie al servizio migliore ho assaggiato 67 campioni, praticamente tutti quelli presentati dell’annata 2015 e 2014, con la speranza che molti di essi fossero già imbottigliati, stando ovviamente lontano dall’annata 2016 (circa 70 campioni) in quanto poco significativa al momento.

 

Vale la pena ricordare che il Consorzio Vino Chianti comprende un ampio spettro geografico della Toscana: da nord a sud si va dai confini con l’Emilia Romagna fino a quelli con il Lazio.  Esistono poi anche altre 7 sottozone che dovrebbero caratterizzare un po’ di più il vino Chianti: Colli Aretini, Colli Fiorentini, Colli Senesi, Colline Pisane, Montalbano, Montespertoli, Rufina.

I numeri di questo consorzio sono importanti: nel 2016 sono stati prodotti 800 mila ettolitri per circa 87 milioni di bottiglie in circolazione, di cui il 70% è destinato all’estero. Il valore complessivo del vino commercializzato è di circa 400 milioni di euro (fonte Consorzio Vino Chianti).

Se andiamo a fare il calcolo della massaia il valore medio a bottiglia è di circa 4,50 euro, e questo probabilmente è forse il fattore discriminante rispetto al Chianti Classico, perché il ristoratore di Miami o di Tokyo ad un prezzo che è circa un terzo rispetto ad una bottiglia di Gallo Nero, può mettere in lista un vino dal nome Chianti, con buona pace di tutti gli sforzi che il Consorzio Chianti Classico fa per comunicare le marcate differenze qualitative che esistono tra i due prodotti.

 

Eccoci dunque alla degustazione: per quanto riguarda il 2015 ho assaggiato campioni provenienti dai Colli Fiorentini, Rufina e Montespertoli: emerge ancora una volta la supremazia della Rufina che si conferma punto di riferimento di qualità superiore rispetto al panorama chiantigiano. Aiutati anche da un ottimo andamento meteorologico i vini non tradiscono le aspettative e, pur mantenendo la loro bellissima spina dorsale acida e sapida, il 2015 aggiunge morbidezza ed eleganza. Varrà la pena tornare ad assaggiare con calma questi vini il prossimo autunno. Per il resto vini corretti ma sempre  un pochino troppo diluiti e mancanti di complessità.

 

Un caleidoscopico assaggio di Chianti Superiore 2015 mi induce a poter solo dire che la media è buona ma impossibile definirne un carattere, in quanto la varietà è troppo grande da inquadrare in uno stile.

 

Chianti Riserva 2014, sia da sottozone che generici: poche punte e molti vini appena sufficienti, difficile dire di più.

 

Se si cerca buon prezzo, meno poesia e più fatti in un vino toscano un Chianti DOCG, nella maggior parte dei casi, sarà sempre una bottiglia dal buon rapporto qualità prezzo. La ricerca della qualità assoluta non passa però ancora sia per la DOCG principale, sia per le altre sottozone, Rufina a parte.

 

Lasciamo quest’anteprima facendo rotta sulla Leopolda, contenti comunque di aver potuto per la prima volta proporre qualche indicazione utile al nostro lettore. Forse sarà il caso di chiedere al Consorzio Chianti un assaggio più “numeroso” da pubblicare su Winesurf

Gianpaolo Giacomelli

È nato a Lerici, vive a Castelnuovo Magra ed è quindi uomo di confine tra Toscana e Liguria. Al momento della “scelta” ha deciso di seguire la passione per le cose buone invece del comodo lavoro dietro una scrivania. Così la “scelta” lo ha portato a Londra a frequentare i corsi per Master of Wine, finendo tempo e soldi prima di arrivare agli esami. A suo tempo ha aperto un winebar, poi un’enoteca e alla fine ha un’associazione culturale, un wineclub, dove, nella figura di wine educator, propone serate di degustazione e corsi. Fa scorribande enoiche assaggiando tutto quello che può, sempre alla ricerca di nuovi vini. Ha collaborato con varie testate del settore, contribuito alla nascita delle guide vini Espresso e Vini Buoni d’Italia prima di dedicarsi anima e corpo a Winesurf.


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