A modest proposal: una nuova legge elettorale, il Vinellum!3 min read

Dopo Mattarellum, Italicum e Porcellum un gruppo di illuminati amanti della viticoltura ha portato in parlamento, proponendola alle forze politiche, una proposta di legge elettorale che potrebbe divenire esecutiva nei prossimi mesi, denominata il Vinellum.

 

Il Vinellum  è una legge elettorale adattissima per la nuova “società liquida”, dato che fa sue istanze di scarsa serietà, faciloneria, trasformismo ben presenti sia nel nostro parlamento che nella società civile, cercando anche di sublimarle.

 

La proposta di legge si divide in due parti.

 

Fase 1. Potatura

 

Per prima cosa devono essere potati una serie di rami secchi dell’attuale parlamento. Il principio di potatura adottato sarà quello di Simonich&Mastella, che prevede di lasciare due capi per ogni partito.

Questo metodo non viene visto molto bene dai parlamentari di Potatura Democratica (PD), che preferirebbe più capi per dare spazio ad un apparato geneticamente ipersviluppato, molto oltre il dovuto. Al contrario dall’opposizione, quelli di Farfruttare Italia (FI) chiedono invece un solo capo, che si erga turgido e potente, mentre i Cinque Litri preferirebbero una consultazione via web per permettere una soluzione forse più radicale ma che porti ad un innesto di forze fresche in parlamento.

 

Fase 2. Legge elettorale vera e propria

 

Superato  questo primo scoglio la proposta di legge propone un’innovazione assoluta, eliminando sia maggioritario che proporzionale ed adottando per il 50% il metodo Solera e per il rimanente quello già utilizzato con successo in Francia e definito Champenois.

Alla base di questa rivoluzione sta il concetto che da una parte in Parlamento occorre mantenere vive  le vecchie tradizioni di spartizione, cencellismo, bizantinismo e furbizia atavica, che comunque fanno parte della sana arte di arrangiarsi in cui l’italiano è maestro. Dall’altra serve invece sangue nuovo, giovani leve pescate dalla magmatica società civile.

 

Per spiegare meglio i due metodi i presentatori del progetto di legge hanno soprannominato il primo “Andreotti” e il secondo “Masaniello”.

 

Il metodo Solera-Andreotti  è molto semplice: si parte da una solida e ben invecchiata base parlamentare (almeno 5-6 mandati):  un 15-20% degli onorevoli di questo gruppo viene  mescolato con  altri che hanno all’attivo meno legislature. Dopo alcuni incontri fiume nella Sala della Botticella, da questo gruppo viene tolto l’ennesimo 15-20% che verrà fatto incontrare con parlamentari ancora più giovani, etc. etc. Alla fine si otterrà un sano e omogeneo risultato che, presentato agli elettori  legislatura dopo legislatura, garantirà una proba e invidiabile continuità politica nel nostro parlamento.

 

Il metodo Champenois-Masaniello si basa invece su criteri diametralmente opposti. Si parte giocoforza dalla società civile in continuo fermento che,  grazie a questo, propone sempre una serie di personaggi assolutamente inaffidabili, populisti, che puntano solo al proprio personale tornaconto e quindi del tutto adatti all’agone politico.

Questi, di solito, li eviti. Lieviti oggi, li eviti domani, così loro hanno bisogno di altro per crescere e proporsi come personaggi effervescenti, briosi, spumeggianti. Andranno quindi a trasmissioni televisive zuccherose, format imbottigliati per anni e anni, in cui si sfogheranno dando il peggio di sé, aggredendo tutto quanto gli si parerà davanti, anche gli stessi colleghi.

Alla fine ne rimarranno politicamente vivi ben pochi, ma proprio quelli saranno i personaggi giusti da presentare al parlamento come capilista, e che verranno eletti sicuramente a furor di popolo.

 

Come vedete si tratta di un progetto di legge abbastanza complesso, come si conviene ad ogni legge elettorale, così da poter essere discussa per mesi e forse per anni in parlamento, in televisione, per le strade e  nei bar, mentre, specie in Parlamento, si dovrebbe parlare di altro.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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