Degustazione Uva di Troia: siamo in crescita!2 min read

L’Uva di Troia è la terza varietà autoctona a bacca rossa in ordine di importanza della Puglia. Non è altrettanto conosciuta e popolare del Negroamaro e del Primitivo, e certamente è meno diffusa di queste varietà, sia per estensione delle superfici vitate ( neppure lontanamente paragonabile a quella delle altre due con i suoi meno di 1.500 ettari), sia per ampiezza dell’area di coltivazione.

 

 L’Uva di Troia si trova infatti praticamente soltanto  nella sezione settentrionale  della Puglia, diversamente dal Negroamaro (ormai arrivato anche nella Capitanata e nella Daunia) e dal Primitivo, distribuiti   un po’ in tutta la regione, anche al di fuori delle zone tipiche. 

 

Alla base delle nostre degustazioni,  una trentina di vini a base di Uva di Troia , in purezza o in blend con altre varietà  (principalmente  Montepulciano, partner tradizionale dell’Uva di Troia).

 

Il gruppo più consistente ovviamente  proviene dall’ambito delle denominazioni di Castel del Monte o dell’IGT Murgia, per la restante parte dalla provincia di Foggia. Si è trattato di vini di  differenti annate, ma l’impressione generale è che, sia pure  tra le incertezze di alcune annate non facilissime, specie nell’area di Castel del Monte, ci sia un lento, ma chiaramente rilevabile progresso sulla strada della qualità.

 

Non è certo un caso che più del 50% dei campioni assaggiati abbiano raggiunto almeno le 3 stelle,  con alcune punte di grande qualità, e che nessuno dei vini degustati, anche quelli più semplici, sia andato sotto i due punti e mezzo ( che rappresentano comunque un prodotto buono e godibile) anche nell’area  più  giovane della Daunia, dalla quale non sono mancate alcune positive sorprese.

 

 Questo anche considerando  millesimi più complicati, come il 2014, nel quale, diversamente dalle attese più pessimistiche,  non sono invece mancati alcuni vini soddisfacenti. Vini che talvolta sono apparsi un po’ semplici e con note di rusticità, ma sempre piacevoli e dotati di una bella bevibilità, con tannini non eccessivamente rudi  e senza fastidiose note vegetali.

 

Questi risultati ci inducono a  sperare che, man mano che i produttori avranno  finito di riassestare gli  impianti con ceppi  più qualitativi e le vigne avranno raggiunto una maggiore maturità , la qualità non possa che crescere ulteriormente .

 

Basta del resto leggere i nomi dei vini che hanno ottenuto i punteggi migliori: non ci sono solo i nomi , ben conosciuti, dei produttori “storici”, che hanno comunque complessivamente ben figurato, ma anche aziende più giovani che, con gradualità, stanno assestandosi su stabili livelli  di qualità.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


ARGOMENTI PRINCIPALI



LEGGI ANCHE