Barbaresco 2013: annata media con belle punte4 min read

Per il 2017 siamo sicuramente i primi a presentare i risultati degli assaggi di barbaresco! E pazienza se invece di un “4” finale c’è un “3”.

 

Scherzi a parte arriviamo buoni ultimissimi, praticamente a tempo scaduto (da ieri possono essere messi in commercio i barbaresco 2014) a presentare i risultati degli assaggi dei barbaresco 2013, ma la cosa non ci turba più di tanto perché non stiamo parlando di vini con la scadenza, ma di prodotti (come i barolo 2012 che presenteremo tra due giorni) che possono e devono stare sul mercato, nelle enoteche, nei ristoranti per diversi anni.

Quindi veniamo a parlare dei barbaresco 2013, degustati a maggio, a novembre e con qualche riassaggio finale fatto a dicembre.

 

A Maggio avevamo scritto che  “…ci sembra una vendemmia da 7.5-8, con Treiso attorno a 9 , Barbaresco su 7.5 e Neive (quella storicamente meno pronta) sul 6.5. Forse ci saremmo aspettati, in generale, qualcosa di più ma siamo certi che gli assaggi di novembre porteranno i vini  di Neive e Barbaresco quasi a colmare lo spazio che adesso li divide dai Barbaresco di Treiso.”

 

Rispetto a maggio è avvenuto puntualmente il recupero di Neive e Barbaresco su Treiso, in parte per un miglioramento dei vini dei primi due comuni e in parte per un ridimensionamento dei barbaresco del terzo.

In realtà è accaduto quanto si poteva immaginare a livello generale e cioè che l’annata 2013 non è certamente di altissimo livello e quindi il voto medio alla vendemmia scende attorno a 7/7.5 per più motivi.

Anche se i nebbioli sono stati vendemmiati abbastanza avanti nel tempo, l’andamento vendemmiale non è stato certo eccezionale, con piogge che hanno disturbato vari periodi della maturazione delle uve.  Questo ha portato da una parte a nasi non molto precisi e dall’altra a tannini pungenti che avranno bisogno di tempo per arrotondarsi.

L’uso del tempo non è certo una novità per i barbaresco, ma la sensazione è che la trama tannica non abbia a sostegno un corpo adeguato, manca un po’ quello che “lega” i tannini tra se e crea una trama tra potenza ed eleganza. I barbaresco 2013 in media non hanno molto di questo legante, divenendo così vini sicuramente con tannini più rotondi ma con corpo medio e eleganza equivalente.

 

Dal punto di vista aromatico, ferme restando le belle note classiche del nebbiolo presenti in molti vini, in diversi casi si passa da espressività carenti a note stranamente mature, spesso con legni non proprio perfettamente dosati. A proposito di legni, non crediate che il dazio pagato per anni con un uso eccessivo della barrique (ancora presente in alcuni vini) non esista se si passa al legno grande. Ci sono diversi esempi di cantine che hanno sostituito in maniera massiccia il parco botti e adesso hanno vini fortemente marcati da legno. Il brutto di questi “cambiamenti forzosi” è che per digerire la giovinezza di una serie di botti ci vogliono anni e potremmo fare il nome di importanti cantine cadute in un “limbo legnoso” a causa di incauti e generalizzati rinnovi: quindi attenzione ad usare il legno nuovo.

 

Naturalmente ci sono diverse eccezioni a queste “regole” e una bella fetta le trovate tra le nostre 122 degustazioni . A parte i quasi venti vini che hanno ottenuto almeno 3.5 stelle ce ne sono ben cinquanta che sono arrivati a 3: considerando la nostra proverbiale tirchieria siamo convinti che per una parte di quest’ultimi l’invecchiamento riuscirà a migliorare non di poco la situazione.A proposito di invecchiamento, quando e fino a quando si potranno bere i barbaresco 2013? Il nostro consiglio è per i migliori di aspettare almeno fino al 2019 e per quanto riguarda la longevità diamo come range 2025-2030. Mediamente invece consigliamo di berli almeno tra un anno e conservarli tranquillamente sino al 2023-2026.

 

In chiusura volevamo soffermarci un attimo sul numero 122, per rimarcare il fatto che su internet (e anche su qualche guida cartacea) non esiste un panorama degustativo così ampio. Panorama che verrà ancor più evidenziato con la nascita tra poco del nuovo Winesurf, dove la Guida Vini avrà molto più spazio e dove ogni degustazione potrà essere consultata anche in inglese.

 

Per adesso, solo in italiano, vi facciamo tanti auguri di buon 2017.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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