Erano alcuni anni che mancavamo da Montepulciano. Frequentavamo l’anteprima, andavamo in visita in aziende locali, ma una degustazione “a bocce ferme” del Nobile di Montepulciano e della Riserva mancava da qualche anno nella nostra guida.
Bene ha quindi fatto il consorzio ad insistere e bene abbiamo fatto noi ad accettare.
Montepulciano ci accoglie con una nebbia degna della miglior Pianura Padana, dissoltasi però al termine della degustazione e lasciando il posto ad un brillante sole novembrino.
Il nostro assaggio ha avuto lo stesso andamento del meteo: alcuni dubbi iniziali, dovuti ad una “nebbia degustativa” che per noi ammantava in generale la denominazione, si sono trasformati in chiarezze non proprio da caldo sole estivo ma sicuramente paragonabili (appunto) ai limpidi raggi di un sole novembrino.
Cosa “annebbiava” questa denominazione? Soprattutto una certa mancanza di linearità stilistica, con vini che vagavano dalla rusticità condita di legno a morbide sensazioni quasi “bordoleseggianti”, dove il sangiovese perdeva la sua identità.
Queste sensazioni, degustando soprattutto Nobile 2013 e 2012 non si è del tutto diradata ma sicuramente molto attenuata, specie nella “rusticità condita di legno”. Abbiamo infatti trovato vini con tannini sicuramente fermi e importanti, ma senza quelle “spalmate” di legno del passato. Queste erano presenti in particolar modo nelle selezioni, che invece ci sono sembrate molto più “umane” e complesse, sia dal punto di vista aromatico che gustativo.
Sappiamo di sfondare una porta aperta ma una selezione di Nobile di Montepulciano ha bisogno dello stesso tempo di maturazione di un Brunello di Montalcino e quindi se viene presentata in contemporanea con il vino “base” rischia di essere fraintesa o comunque mal valutata. I produttori dovrebbero mettersi d’accordo per allungare il tempo di maturazione di questi vini, così da arrivare sul mercato con meno spigoli.
Spigoli che si sono ripresentati in qualche riserva, dove la voglia di strafare spesso è presente.
Sul fronte ”bordolese” della denominazione la situazione è anche qui migliorata. Ci sono ancora alcuni vini che sembrano provenire più dalla “rive gauche” che dalle colline toscane, ma mediamente la situazione ci è sembrata molto più sotto controllo.
Questo ci ha portato ad un quadro generale abbastanza positivo, con il 44% dei vini degustati che hanno ottenuto almeno tre stelle, mentre se si considerano anche le 2.5 stelle la percentuale sale al 79%, il che parla chiaramente di una qualità medio di tutto rispetto.
Tra i vini che hanno ottenuto almeno 3 stelle solo il 23% sono riserve, mentre la grossa fetta del 77% è stata equamente divisa tra selezioni e vini base.
Di ciò siamo particolarmente felici, perché dimostra come il Vino Nobile non abbia bisogno di essere “un nobile guerriero”, dotato di armatura e spadone, per dare il meglio di sé.