Enologica 2016: come l’Audi!3 min read

Verrebbe da dire che a Enologica non ci si annoia mai, casomai ci si bagna. Come l’anno scorso, anche questa edizione (la terza sotto l’ombrello di Enoteca Emilia Romagna) il sabato di apertura pioveva; poco male, a Bologna ci sono portici a non finire.

 

Dentro al salone l’unica acqua che trovavi se ne stava, rassicurante e inoffensiva, dentro alle bottiglie.

Sullo scalone di Palazzo Re Enzo, prima di entrare nel salone vero e proprio valeva davvero la pena sottrarre un buon quarto d’ora agli assaggi per leggere le piantane dedicate ai burattinai e alle maschere del teatro dei burattini, il filo conduttore di questa edizione.

 

Bella la frase di apertura del catalogo, una citazione da Un Racconto sul Vino di Pier Vittorio Tondelli “non ci sarà nostalgia, ma semplicemente il desiderio di capire se stessi, di indagare….”

 

Solo che di nostalgia nel catalogo c’è ne parecchia, oltre la metà ripropone la storia di Enologica dal 2008 in poi, attraverso testimonianze e fotografie di chi vi ha lavorato.

 

Enologica mi ricorda Audi: ogni nuovo modello in apparenza sembra uguale al precedente, ma i cambiamenti e le migliorie ci sono.

A mio avviso Enologica resta l’appuntamento imprescindibile per chi voglia conoscere i vini della propria regione, con oltre un centinaio di cantine, con una fortissima presenza di aziende emiliane, questa edizione ha sancito la validità del format superando le 5.000 presenze.

 

Certo, a leggere i commenti sul “socmal” per antonomasia, non sono mancate critiche, molte delle quali prive di senso.

Come sottolineare il fatto che a Novembre ci siano stati ben 4 week end di eventi vinosi. Embè? Mica li organizza il Governo!

 

Riguardo a Enologica, un operatore che vi si reca sa in anticipo i vini e le aziende che vi troverà, e dunque il lamento, pur essendo nei suoi diritti, non ha molto senso. E il produttore che partecipa sa bene che una parte del pubblico che paga 25 euro per i 3gg (20 l’anno scorso) potrebbe non avere altro interesse che fare il pieno.

Dunque non dovrebbe dolersene, bensì considerare invece le due giornate centrali come un investimento promozionale e attrezzarsi per il Lunedì preparandosi la giornata con mailing, inviti e telefonate personalizzate.

 

Anyway, come direbbe l’amico Gian Mario Villa venuto apposta da Los Angeles (relazionava su Bùrson e Rambèla).

 

Ma veniamo alle novità più sostanziali. Finalmente è stato allestito un comodo spazio per il pubblico ove mangiare e sedersi, in verità più ampio nelle dimensioni che nelle portate, ma comunque agevole.

Poi il Teatro dei Cuochi, il palcoscenico sul quale si è dipanato il racconto del grande patrimonio dei prodotti enogastronomici, dei suoi luoghi storici, dei suoi personaggi e della sue storie: tanti personaggi si sono avvicendati ai fornelli, da Massimiliano Poggi a Giovanni Cuocci, da Gianluca Gorini a Stefano e Andrea Bartolini, e tanti altri si sono esibiti nell’interpretazione di questa via Emilia gastronomica.

E’ tornato Genius Loci, la sezione delle degustazioni e degli approfondimenti sui vini dell’Emilia Romagna a cura di storici collaboratori di Enologica.

 

Notare che si accedeva al Teatro dei Cuochi e a Genius Loci aggratis, tutto compreso nel biglietto di ingresso e, udite udite, senza uscire da Palazzo Re Enzo.

 

Altra novità da registrare è la nutrita pattuglia dei giornalisti, molti dei quali stranieri che sono stati invitati ai wine tour organizzati dal Consorzio Colli Bolognesi. Qui, la mia collega Cristina che ha partecipato ad uno di questi, vi darà conto.

Ma la sensazione è che questa sia un’area suscettibile di miglioramento. Ulteriore novità è stata “Carta Canta”, un concorso che ha riscosso un enorme successo ed è stato appositamente pensato per promuovere la cultura del vino emiliano-romagnolo. Hanno partecipato tutti quei locali che hanno in carta un importante assortimento di bottiglie di vini emiliano-romagnoli. Arrivederci alle prove di Audi-Enologica, Model Year 2017.

 

Giovanni Solaroli

Ho iniziato ad interessarmi di vino 4 eoni fa, più per spirito di ribellione che per autentico interesse. A quei tempi, come in tutte le famiglie proletarie, anche nella nostra tavola non mancava mai il bottiglione di vino. Con il medesimo contenuto, poi ci si condiva anche l’onnipresente insalata. Ho dunque vissuto la stagione dello “spunto acetico” che in casa si spacciava per robustezza di carattere. Un ventennio fa decisi di dotarmi di una base più solida su cui appoggiare le future conoscenze, e iniziai il percorso AIS alla cui ultima tappa, quella di relatore, sono arrivato recentemente. Qualche annetto addietro ho incontrato il gruppo di Winesurf, oggi amici irrinunciabili. Ma ho anche dei “tituli”: giornalista, componente delle commissioni per la doc e docg, referente per la Guida VITAE, molto utili per i biglietti da visita. Beh, più o meno ho detto tutto e se ho dimenticato qualcosa è certamente l’effetto del vino.


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