Degustazione rossi e rosati sardi: un continente da scoprire3 min read

C’è solo un modo per avvicinarsi ad assaggiare i rossi e i rosati sardi, con rispetto, umiltà e attenzione. Bisogna rendersi conto di stare approcciando un mondo composto da vitigni che ben pochi esperti conoscono a menadito. Bisogna essere umili e tenere  gli occhi e le papille ben aperte, perché vitigni come Nieddera, Bovale, Terralba, Monica, Carignano formano, assieme al più conosciuto Cannonau, un “unicum” che fino ad oggi è stato esplorato solo superficialmente.

 

Noi lo abbiamo esplorato dividendolo in parte per tipologie in parte per vitigni. Da una parte abbiamo degustato i rosati, poi messo assieme tutti gli isola dei Nuraghi  IGT, poi le latre denominazioni in rosso per poi chiudere con i Cannonau.

 

Vediamoli prima a volo d’uccello e poi più approfonditamente

 

Rosati.  Categoria numericamente in crescita ma la cui qualità non riesce a raggiungere punte d’eccellenza. Sarà il clima, sarà la poca esperienza anche tecnica, ma l’impressione è che troppi vini siano “tirati via” giusto per completezza di listino.

 

Monica di Sardegna.  Conta tra i suoi campioni alcune punte d’eccellenza che ci fanno gioire per questo  vitigno poco considerato, che fa della delicatezza ed eleganza un suo punto di forza.

 

Carignano del Sulcis  ha faticato a uscire  in degustazione anche se poi alcuni vini sono risultati molto convincenti.

 

Mandrolisai,  la zona sarda con le più alte vette, per la prima volta in assaggio, è stata la vera sorpresa; qua nasce un interessantissimo  blend tra Bovale Sardo, Cannonau e Monica. Molti vini buoni e alcuni molto buoni. Una denominazione con un alto potenziale qualitativo, che  fin da adesso presenta  vini  fini ed eleganti, di altissima qualità.

 

Colli di Limbara, Terralba,  zone presenti in degustazione in quantità minime, per la quali converrà sospendere il giudizio perché poco rappresentative numericamente, nella speranza che in futuro possano crescere in numero (e qualità).

 

Isola dei Nuraghi. In questo mare magnum di vini e vitigni una sola certezza: l’accoppiata cannonau-cagnulari potrebbe essere veramente un binomio su cui puntare per uno “sbarco” sul continente.

 

Cannonau. Dobbiamo ancora capire se l’estrema diversità tra i cannonau è dovuta principalmente al terreno o al viticultore. Fatto sta che si passa da vini alcolici con tannini ruvidi e struttura da vendere  a prodotti eleganti con tannicità setosa finezze che lontanamente ricordano il pinot nero.

 

Ma adesso andiamo oltre e cerchiamo di vedere “dentro” la degustazione.

 

Ci hanno colpito le enormi potenzialità del territorio e dei vitigni, con cagnulari e cannonau in testa, seguiti ad una spanna da bovale e monica, mentre il carignano ci è sembrato quasi seduto su ipotetici allori. Sono vitigni eclettici, adattabili a varie tipologie di vini che purtroppo ogni tanto la mano del produttore forza verso soluzioni muscolari molto stonate.

 

In diversi casi ti sembra di degustare vini di zone fresche, che uniscono la bonomia mediterranea alla linearità e alla freschezza di un clima di montagna. Questo è molto bello e potrebbe essere veramente una carta enologica da giocare.

 

Invece sul canonnau, vitigno di riferimento, si giocano non molte carte, principalmente due: la prima è quella di riuscire ad imbrigliarlo traendone solarità equilibrata e contorni tannici giusti e non debordanti, la seconda è quella di lasciare libero sfogo alla sua forza quasi ferina, che però esplode verso note alcoliche fuori dalle righe, aromi morti prima di nascere e scarsità di maturazione fenolica.

 

Insomma, questa degustazione ci ha fatto intravedere il “mare in piena” dei rossi sardi, un mare con onde di grande bellezza, che in diversi casi si infrangono su rocce che speriamo il tempo smussi.

 

Una previsione: se i produttori sardi troveranno il modo di unirsi per crescere e migliorare assieme, la Sardegna, grazie alla sia diversità ampelografica e territoriale, potrebbe divenire una terra con vini dotati di finezza borgognona e solarità australiana.

 

Gianpaolo Giacomelli

È nato a Lerici, vive a Castelnuovo Magra ed è quindi uomo di confine tra Toscana e Liguria. Al momento della “scelta” ha deciso di seguire la passione per le cose buone invece del comodo lavoro dietro una scrivania. Così la “scelta” lo ha portato a Londra a frequentare i corsi per Master of Wine, finendo tempo e soldi prima di arrivare agli esami. A suo tempo ha aperto un winebar, poi un’enoteca e alla fine ha un’associazione culturale, un wineclub, dove, nella figura di wine educator, propone serate di degustazione e corsi. Fa scorribande enoiche assaggiando tutto quello che può, sempre alla ricerca di nuovi vini. Ha collaborato con varie testate del settore, contribuito alla nascita delle guide vini Espresso e Vini Buoni d’Italia prima di dedicarsi anima e corpo a Winesurf.


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