Altro che sott’acqua! I luoghi più strani dove viene affinato il vino3 min read

Il caso dello spumante “Abissi”, che matura 13 mesi nelle fresche acque liguri in realtà è solo uno dei moltissimi sistemi di invecchiamento di vini in luoghi o situazioni strane o particolari.

Noi di Winesurf, conoscitori da sempre dell’universo enoico, vi presentiamo i casi più eclatanti e intriganti, in cielo, in terra e in mare.

 

Partiamo appunto dal mare con il famosissimo Chateau de Verne, il cui Nautilùs, un  premier cru bordolese, viene messo a dimora per 80 giorni a ventimila leghe sotto i mari. Quello che ne esce è un vino fantastico, facilmente leggibile e riconoscibile, che piace tantissimo soprattutto ai giovani.

 

Sempre in mare la Spectre Wines, multinazionale del vino molto chiacchierata, mette il suo champagne “007”, un blanc de blanc segretissimo, di cui si sa solo il dosaggio (che appunto non è 0  ma più precisamente 0,07 grammi di zucchero per litro) a riposare in mare in una località non precisata ma sicuramente lontana da occhi indiscreti. Il risultato, a detta dei pochissimi fortunati che l’hanno degustato, porta ad un vino maschio, muscolare, diretto,  ma anche estremamente suadente e particolarmente gradito al pubblico femminile.

 

Passiamo  alla terra con il Meravigliosa Persecuzione, un bianco dei colli romani  che la cantina Cristiani  matura per 33 anni in alcune catacombe romane. Chi lo ha assaggiato parla di un vino timoroso, restio a ad aprirsi, per poi mostrarsi in bocca in tutto la sua possanza, opulenza, grandiosità. Considerando si sta parlando di un vino dei colli romani, molti assaggiandolo gridano al miracolo.

 

Sempre la cantina Cristiani propone Il Terzo Giorno, un novello che si macera per soli tre giorni in alcune grotte della Palestina. Proposto ad un prezzo veramente basso e sorretto da un grande battage pubblicitario, “Il novello che fa risorgere i morti”, è un vino che purtroppo non ha sfondato, anche perché molti si sono lamentati del fatto che diverse bottiglie, una volta aperte, risultavano vuote.

Non molto conosciuto invece il Sassellaia, Montepulciano d’Abruzzo prodotto dall’azienda Nano e invecchiato per alcuni secondi (da cui il termine “nanosecondi”) negli acceleratori di particelle del Cern sotto il Gran Sasso. Il vino risulta perdere molta della proverbiale e burbera potenza, tanto da avere i tannini più che neutri, neutrini.

 

La maison  Atomìc con sede a Epernay matura per alcuni anni uno champagne della valle della Marna, il Moruroa, nei bunker creati in occasione dei test nucleari francesi nell’isola polinesiana da cui il vino prende nome.  La discussa pubblicità, con la foto del tappo che vola, proclama  “L’unico fungo di Moruroa che salendo in cielo dà piacere”.  Il vino, dopo 60 mesi sui lieviti, mostra caratteristiche uniche: per prima cosa le finissime bollicine non sono circolari ma oblunghe e quasi tutte diverse l’una dall’altra. Al naso mostra sentori di pan brioche bruciato, latte bruciato, crema bruciata e pasticciere bruciato, mentre in bocca la sua esplosiva potenza porta sempre ad una positivissima reazione (a catena)da parte del fortunato degustatore.

 

E veniamo al cielo, monopolizzato da sempre dalla cantina italoamericana (i fondatori erano romani de Roma)  A’ Pollo Cellar, che propone da anni i suoi  11-12-13, tre rossi maturati per lo stesso numero di anni dentro navicelle spaziali in orbita attorno al pianeta. Vale la pena qui ricordare il famosissimo ma introvabile Houston abbiamo un problema,  un rosso che da più di 45 anni è in orbita attorno al pianeta perché pare la navicella che lo trasporta abbia dei problemi per rientrare a terra.

 

Anni fa alcuni produttori russi provarono a seguire la strada della maturazione nello spazio. Proposero così il Laika, un spumante metodo charmat che maturava per qualche mese in orbita all’interno di navicelle Soyuz. Purtroppo i risultati furono sconfortanti, il vino sapeva sempre di cacca di cane.

 

Se dei lettori fossero al corrente di altre forme di invecchiamento in luoghi particolari, saremmo felici se ce le segnalassero.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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