Enzo Vizzari: un editore può, magari deve, cambiare strada5 min read

Enzo Vizzari, prima che lo facessimo noi, ci ha chiamati dopo l’intervista a Ernesto Gentili . Gli abbiamo così chiesto il suo punto di vista.

 

 

Buongiorno Enzo, hai letto l’intervista ad Ernesto Gentili?

 

Certo e confermo di aver parlato con Ernesto a gennaio. Vorrei precisare di non essere stato vago ma molto esplicito nel dire “la guida dei vini non si farà più”.

 

 

Quindi confermi quello che ha detto Ernesto, tu hai telefonato..

 

Certo, ho parlato con Ernesto e gli ho detto di parlarne al suo collega, cioè Fabio, e con gli altri del gruppo. Del resto in tutti questi anni  ho sempre parlato solo con Ernesto e Fabio e loro hanno sempre apprezzato questo mio modo di lavorare e comunque anche io ho sempre rispettato e apprezzato  il loro lavoro. Tutti quelli che adesso si strappano i capelli e si domandano perché è andata così se erano molto bravi, dimenticano che se per 13 anni sono stati bravi e lo sono stati , voglio sottolinearlo, è avvenuto perché qualcuno, cioè l’Espresso attraverso di me, gli ha consentito di esserlo.  Tutto questo considerando un “particolare” importante e cioè che in tutti questi anni la guida vini è sempre andata in rosso.

 

 

In rosso? Sempre?

 

Per cifre più o meno importanti ma sempre in rosso e quindi la guida vini era un lusso che l’editore e il direttore editoriale avevano deciso di potersi permettere.

 

 

Quindi cosa ha portato alla chiusura della guida, solo il fattore bilancio?

 

Un editore non è un poeta e, almeno ad un certo punto, non può non fare i conti. Sia il fattore bilancio, sia il fatto che la formula della guida così onnicomprensiva e  generalista, deve essere ripensata, ha portato alla decisione di cambiare rotta: in questo non c’è niente di politico e non è rimangiarsi le scelte fatte in precedenza. Da un lato è una scelta imprenditoriale e dall’altra è per dire stop ad un prodotto non più adatto e sostituirlo con altro. Infatti faremo una cosa completamente diversa e per farla abbiamo ritenuto giusto cambiare squadra.

 

 

Ernesto Gentili però, aldilà del dispiacere per la chiusura della guida,  si è dispiaciuto molto della forma della comunicazione, una telefona e via andare. Forse un comunicato ufficiale sarebbe stato più consono, visto anche il gruppo che rappresenti.

 

Questo poteva avvenire se non ci fosse stata una fuga di notizie. Purtroppo voci nell’ambiente c’erano e credo qualcosa sia arrivato anche a te. L’altra sera mi ha chiamato Pignataro dicendo che aveva saputo della chiusura della guida e del nuovo progetto, chiedendomi se confermavo o meno la cosa: a quel punto  ho pensato che era inutile negarlo. Inoltre avevamo programmato e qui lo confermo, che entro fine febbraio faremo una presentazione ufficiale e un comunicato in cui spiegheremo il tipo di iniziativa su cui lavoreremo in futuro. Quindi una fuga di notizie mi ha costretto ad uscire in quel modo, non è stata una decisione voluta quella di usare un canale improprio.

 

 

Già che ci siamo, dobbiamo aspettare la fine del mese o mi sai dire già cosa farete?

 

Preferisco farlo alla fine del mese con un comunicato ufficiale, comunque sarà qualcosa di molto più agile, visto che non si chiamerà nemmeno guida.

 

 

E in questo comunicato parlerete anche della vecchia guida o sarà solo rivolto al futuro.

 

A questo sinceramente non ho ancora pensato. Ho le idee molto chiare sul nuovo progetto, riguardo alla vecchia guida, non so, vedremo.

 

 

Hai detto che la guida è stata sempre, più o meno in rosso, però Ernesto dice una cosa importante, cioè  che l’espresso dal punto di vista commerciale non ci ha mai puntato molto. Parla di vendite ai produttori o a grossi gruppi che per la guida vini non sono mai state fatte.

 

La guida vini ha continuato a vivere perché c’è sempre stato un margine sufficiente, determinato dalla guida dei ristoranti, per consentire di assorbire le perdite. Questo margine è andato progressivamente assottigliandosi, forse perché l’espresso non ha messo in campo adeguate forze per sostenere la promozione e le vendite. Questo può essere…parliamoci chiaro, le guide non sono il core business del gruppo e forse si poteva fare di più.

 

 

Ernesto sostiene l’opposto cioè che, oltre ad essere l’ultima ruota del carro  la guida vini è servita alla guida ristoranti per raccogliere pubblicità, facendo anche l’esempio  dei premi ai ristoranti sponsorizzati da case vinicole.

 

Si, si, è verosimile. Magari con la nuova pubblicazione vedremo  se quelli che c’erano ci saranno ancora. Comunque bisogna prendere atto che le pubblicità (gruppo Manzoni , di proprietà dell’Espresso, n.d.r.) sono più difficili da vendere per la guida vini che non per quella dei ristoranti.

 

 

Comunque è abbastanza strano che alle aziende in guida non vengano proposte in vendita copie della guida.

 

Questo non è vero! Posso dirti  che ogni anno il marketing faceva la comunicazione alle aziende con le proposte di vendite in blocco. Forse Ernesto questo non lo sapeva ma le proposte alle aziende venivano fatte. Comunque voglio ribadire che un editore che ha lasciato lavorare bene e in pace, consentendo scelte indipendenti, all’improvviso non può diventare oscurantista, reazionario e meno rispettoso delle libertà redazionali.

 

 

A proposito di redazione: Grignaffini e Paolini lavoreranno da soli o si creeranno una squadra?

 

Non saranno da soli naturalmente, ma diremo tutto quando sarà ora.

 

 

 

 

 

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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