Ogni stagione ed anno che passi, ha qualcosa da dirci e da insegnarci. Oppure da ricordarci.
Non c’è il tempo di finire la vendemmia che bisogna già pensare al terreno, al nostro grande patrimonio che culla ogni singola vite.
Questo è il momento per programmare la concimazione, quella che io chiamo nutrizione. Per me nutrizione è il termine giusto: quindi cerco di aiutare il terreno nel produrre e conservare la vitalità biologica perché funzioni al meglio e possa esprimere al meglio il terroir.
Ma non è così facile dopo anni di mancanza di sostanza organica. Infatti bisogna puntare tutto su questo, la sostanza organica viva, quella vera che produce un humus stabile e duraturo.
Allora, a seconda delle situazioni, dei vigneti e della disponibilità aziendale, si parte con i sovesci bioattivati o la nutrizione organica bioattivata.
Bioattivata perché si ineriscono pool enzimatici e batterici che fanno della nostra sostanza organica immessa nel terreno quasi letame maturo, e non è poco.
Poi molto si può fare come contorno a questa pratica.
La scelta del sovescio per esempio: quali essenze seminare ed in quali percentuali. Alternerei sempre una graminacea ad una proteica/leguminosa, anche in funzione dell’ambiente di coltivazione, perché la sua copertura e crescita è fondamentale per la riuscita della massa vegetale che verrà interrata a primavera. Poi se seminare su tutte le file oppure alternate; sono molte le considerazioni da farsi di fronte a casi concreti.
Anche le lavorazioni autunnali del terreno fanno la loro parte ed una arieggiata dopo una stagione come quella passata è molto consigliata.
Questo è rispetto del terreno: la sostanza organica presente e così mantenuta nel terreno, ci permette di sopperire meglio alle carenze nutrizionali, ad avere un terreno più plastico negli estremi stagionali (troppo caldo o troppo bagnato), rende le piante più forti e resistenti e poi…… coltivo un vigneto a residuo zero!
Poi si dice che gli agronomi vanno in vacanza in questa stagione…