La Chanson de Rolland4 min read

La Chanson de Rolland fa parte dell’ ampio ciclo medieval/enoico delle cosiddette Chanson de Geste, da tutti conosciute però come Chanson Indigeste, perché noiosissime. Di solito venivano recitate alla fine di cene luculliane e/o di poderose bevute, riuscendo ad addormentare l’intero uditorio; ottenevano però lo stesso effetto anche di fronte ad un uditorio attento e digiuno. Questo sia secoli fa sia di recente, durante ripetute letture in facoltà francesi di enologia.

In particolare nella Chanson de Rolland si cantano le gesta del famoso eroenologo, che al servizio del più importante produttore di vino francese, Charles Magnò o Charleroi, perde la vite, anzi le viti nella famosa tenzone a Concimvalle, la valle più piena di concimi chimici, pesticidi e anticrittogamici di Francia e Spagna messe assieme.

 

Ma veniamo alla storia: Charles Magnò, dopo aver impiantato 1000 ettari a cultura pseudobiologica in Spagna, facendo così incazzare di brutto i saràscemi, (che saranno pure scemi ma una troiata del genere la capiscono, al contrario degli italici), decide di scendere a patti con Joly, il loro re (N.B. il termine sarascemo è una sgraziata traduzione in lingua volgare, anzi volgarissima, dell’arabo  sar’acino o ser’acino cioè signore dell’acino).

Quest’ultimo, non sapendo a sua volta a che santo votarsi (hai scelto di fare l’infedele? Piglia e porta a casa!) cerca con l’inganno di allontanare Magnò, Rolland e tutti i loro prodotti chimici dalle sue terre. Rolland vuole invece che la concimazione continui, magari con l’aggiunta di maree di pesticidi che tanto profumano l’aria e quindi si oppone alle trattative. Chiede quindi a Guano di Magonza (proveniente da una terra famosa perché non ci cresce una pianta che sia una) di difendere la causa dei Franchi. Purtroppo Guano (nomen omen) è un omm’ e’ merd  e tradisce Rolland e Magnò, accordandosi con Joly e promettendo di convertirsi al credo biodinamico. Per dimostrare al re la sua buona fede si mangia un intero corno di vacca gravida per pranzo, dichiarandosi poi sazio e concimato a dovere.

Su consiglio del perfido Guano Joly promette a Magnò di acquistare un milione di tonnellate di lieviti selezionati e 5000 macchine per l’osmosi inversa se questi lascerà la Spagna. Magnò cade nella trappola e si ritira con il proprio esercito di chimici, biologi, fisici, fisici nucleari e soprattutto venditori di prodotti enologici. Lascia però Rolland a capo della squadra che dovrebbe controllare Concimvalle.

Appena partito Magnò i sar’acini attaccano in forze l’ormai puzzolente vallata e, dopo aver costretto i francesi ad ingurgitare 250 chili di Vigormerd (pesticida preferito da Rolland per il suo fine retrogusto di letame bovino) segano alla base tutte e mille gli ettari vitati.

 Solo Rolland, riuscendo a sovrastare la terribile nausea che lo avvolge, riesce a liberarsi e a  prendere il suo ikorn, il famoso telefonino a forma di corno,  chiamando Magnò per avvertirlo. Purtroppo le tremende esalazioni del terreno di Concimvalle impediscono a tutti i telefonini di prendere la linea e, dopo questo immane ma inutile sforzo, Rolland si placa ed aspetta di essere rimpatriato assieme ai mille quintali di lieviti rispediti al mittente.

Un’ importante precisazione: il testo, al contrario di quanto ritenuto sino ad ora, non venne redatto in lingua d’oil, ma in lingua d’oc. La traduzione del brano che segue, eseguita dal sottoscritto, ha cercato di mantenere le brusche tonalità e le spigolosità della lingua d’oc, specie in quel momento storico in cui stava mutando verso la cosiddetta lingua igt, seconda tappa fondamentale in vista del francese moderno.

Questo breve brano è forse il più intenso e bello (non è che ci voglia molto) della lunghissima Chanson; parla appunto della fine del prode Rolland.

 

 

Il pio eroe, all’osmosi incline
Cerca di ovviar a merda con mentine
Ma l’effluvio l’avvolge impietoso
E l’odor di cacca sale maestoso.
250 chili son stati preparati
Per color che li davano ai prati
E adesso li devon trangugiare
Per capir con che merda hanno a che fare.

 

Si avanza Rollando indomito
E pare alzi il gomito
Ma lo fa sol per celare
I buchi del naso da tappare.
Chiama la truppa alla tenzone
Ed in breve di cacca hanno un panzone.
E questo mentre gli infami sar’acini
tagliano viti come fosser crini.

 

Alfin sol silenzio a Concimvalle
ove i franchi di star han pien le balle.
Così l’eroe in alto svetta
e, pensando di non far cosa sospetta,
brandisce cauto il telefonino
per avvisar Magnò di sto’ casino.

 

Ma l’effluvio di chimica pozione
Impedisce pur la ricezione
ed altro non resta al buon Rollando
di sedersi triste e, caracollando,
far compagnia ai lieviti selezionati
pensando, ahimè, che vanno pur piazzati.

 

Cosa ci insegna ordunque questa storia?
Che non c’è fine alla chimica baldoria
proprio come non c’è picciol freno
a chi del mondo può fregar de meno.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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