Mamma Angelina:cucina tradizionale e rassicurante5 min read

Fino a qualche anno fa la SIP (chi se la ricorda più?) insieme agli elenchi del telefono consegnava il “Tuttocittà”, lo “stradario” (sembra di parlare dell’età della pietra: ma come facevamo a ritrovare la strada di casa senza Google map o Tom Tom?) che era l’unica fonte di informazione per spostarsi in città, venerato pure dai tassisti e dai concierge dei grandi alberghi.

 

 Era la fine degli anni ‘80 e l’impostazione grafica delle piantine divideva Roma in rettangoli seguiti dall’elenco delle strade, cosa che contribuì erroneamente a identificare come quartieri delle zone conosciute spesso per il nome di una strada più famosa.

 

Anche così è nato il “Quartiere africano” uno dei tanti “non quartieri” di Roma; una zona compresa tra la Nomentana, la Salaria e Corso Trieste le cui strade hanno i nomi delle ex colonie italiane. È una parte di Roma nata poco più di 60 anni fa, caratterizzata da palazzoni e confusione, dove comunque persone dal palato curioso possono trovare qualche momento di soddisfazione.

 

 

Su largo Somalia (e fino qui le vecchie lezioni di geografia mi sorreggono) il Nik Bar dal 1969 è un buon punto di riferimento per la prima colazione, tra ottimi cappuccini e gustosi lieviti al mattino, ma anche giusta gastronomia salata durante il giorno e  aperitivi sul far della sera.

 

In via Tripolitania (mi sforzo un po’ e mi ricordo che è l’attuale Libia) c’è Biopolis, un supermercato di alimentazione “naturale” a base di frutta, verdura, formaggi e carni, ma anche conserve, vini e addirittura cosmetici.

Invece a via Giacomo Boni (archeologo, ma con l’Africa c’entra comunque perché con lo scoppio della guerra in Libia si recò a Tripoli per verificare le condizioni in cui si trovava l’arco di Marco Aurelio, che necessitava di consolidamento e restauro) si trova la macelleria Kosher Delight di Ouazana, dove polli ruspanti, agnelli, manzi carne secca e soprattutto ottimi “preparati” pronti da cuocere sono affiancati da formaggi, pane azzimo e vino. Tutto certificato per religione, ma ottimo per qualunque palato.

 

 

Ma l’incontro più interessante è quello che si fa, andando a pranzo o a cena, da Mamma Angelina in  Viale Arrigo Boito (non è proprio una regione africana ma appartiene alla deriva culturale di fine ottocento, e comunque fa sempre parte del “quartiere”), il tradizionale locale a conduzione familiare, dall’ambiente semplice e dal servizio veloce ma gentile, di quello che riconosce il cliente abituale e che coccola quello nuovo senza però mai strafare.

La prima tentazione è all’ingresso, col grande carrello degli antipasti volutamente ignorato per ovvi motivi di calorie, ma che ho visto molto apprezzato dal tavolo di fianco, una coppia con mamma cicciottella al seguito arrivati un po’ tardi da fuori Roma e con tanta fame. Comunque qui si mangia romano, con la pasta fatta in casa e una bella lista di piatti di pesce (ad onor del vero all’inizio l’odore di pesce cotto era anche un po’ troppo forte, ma una volta visto nel piatto sono sfumate via tutte le remore).

Il pesce crudo è un loro must, ma io mi sono diretta su un sauté di cozze e vongole immersi in un sughetto che attirava pericolosamente le fette di pane casareccio. Di primi tradizionali ce ne sono molti, dalle classiche carbonara, gricia, matriciana, agli spaghetti con le vongole, più quel che hanno voglia di fare in cucina in base a quel che trovano al mercato. Io sono stata coinvolta dai paccheri con sugo di pesce appena rosato con scampi, moscardini, cozze, vongole e una spolverata di peperoncino, che aveva il gusto dei piatti fatti in casa, ma fatti bene. Una bottiglia di Franciacorta extra brut di Uberti a questo punto era sparita (in due, ma non ce li vedevo, i vigili, a fermarmi di domenica pomeriggio sotto la pioggia per fare la prova del palloncino).

Per secondo ho assaggiato un piatto di baccalà con patate, olive taggiasche e tanti profumi. A Roma è facile trovare il baccalà nelle cucine tradizionali, ma ogni volta riesce ad essere un piatto diverso per forme, profumi, sapori. Ne parlavo con un amico col quale condivido una discreta conoscenza di piatti francesi; se vai in giro per bistrot in Francia e prendi un piatto tradizionale, che sia un Gigot d’agneau piuttosto che una Blanquette de veau  il gusto, a volte anche la disposizione nel piatto sono identiche.

La conformità, se da una parte è una garanzia (sai sempre quel che mangerai) dall’altra mi ricorda un po’ troppo l’uniformità di Mc Donald’s tanto criticato. Comunque, da noi questo pericolo non si corre e pure la crostatina in chiusura aveva un suo personalissimo gusto. Dimenticavo: è finita anche la seconda bottiglia, il rosato de La Valentina, tanto per non farci mancare niente in una piovosa domenica di primavera. Conto sui 35 euro a persona e ricarichi dei vini assolutamente onesti.

 

Mamma Angelina
Viale Arrigo Boito, 65
Tel. 068608928
Chiuso il mercoledì
Ferie in agosto

 

Nik Bar dal 1969
Largo Somalia, 51
0686212454
Chiuso la domenica in estate

 

 

Biopolis
Via Tripolitania, 39
Tel. 0686580314
Chiuso la domenica

 

 

Kosher Delight di Ouazana
Via Giacomo Boni, 18
Tel. 0644254461
Chiuso venerdì pomeriggio, sabato e domenica

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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